a cura di Ciro Russo


domenica 5 aprile 2009

4 aprile - Circo Massimo, la Cgil si prende Roma

Da rassegna.it





Il sindacato: siamo due milioni e settecentomila. Circo Massimo gremito. Epifani: “Non abbiamo paura della crisi, dobbiamo guardarla in faccia. Il governo apra subito un tavolo”. Fischi per Berlusconi, che reagisce male: "Con i sordi non si può parlare"


Giornata importante, questo 4 aprile in cui la Cgil torna al Circo Massimo dopo sette anni e lo riempie. Ma una giornata senza retorica, piena di bandiere e pure di concretezza. Così il segretario generale, Guglielmo Epifani, prendendo la parola dinanzi al “popolo della Cgil”, parla chiaro ma senza pessimismo: “Non dobbiamo avere paura della crisi, dobbiamo guardarla in faccia”. E si dice convinto: “questa manifestazione parla al futuro, non dobbiamo lasciare indietro nessuno”. Ma la richiesta al governo e a Berlusconi (fischiatissimo) è senza equivoci: subito un tavolo per affrontare la crisi, subito misure contro la disoccupazione di tutti i lavoratori, precari e dipendenti. Un tavolo con Cisl e Uil, senza spaccature tra sindacati, “perché la crisi riguarda tutti”


Chissà se il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che a nome del governo a manifestazione in corso dichiarava: "prima finisce la protesta e inizia la proposta meglio è", sarà soddisfatto dalle parole di Epifani? Per quanto riguarda il governo, si saprà presto se il nuovo look berlusconiano post G20 sorprendentemente tagliato (udite, udite) sull’”economia sociale di mercato”, è un abito onesto o l’ennesimo bluff di un premier Zelig. Lo si saprà sulla base delle risposte che il Cavaliere darà alle richieste avanzate da tempo dalla Cgil, e sintetizzate oggi dal popolo del Circo Massimo. Certo le dichiarazioni rilasciate a Praga dal presidente del Consiglio non sembrano promettere grandi inversioni di rotta. Sostiene Berlusconi di star "già facendo le cose che ci chiedono" e di lavorare "perché nessuno sia lasciato indietro". "Il tavolo di confronto si può fare", dice ai cronisti che gli chiedono un commento sulla manifestazione della Cgil. Ma poi aggiunge che le persone che vanno in piazza "dicono il contrario di quanto ho detto io. Veramente non è possibile, con i sordi non si può parlare".Tornando alla cronaca: è il racconto di un’invasione pacifica, determinata, anche arrabbiata. Cinque cortei attraversano la città dietro lo slogan “Futuro Sì Indietro No”, per chiedere al governo una nuova politica economica e contestare l’accordo separato per la riforma del modello contrattuale. Punto di ritrovo Circo Massimo, dove è allestito un megapalco con 12 maxischermi e 22 torri per la diffusione del suono.I cortei partono prestissimo dalle piazze dove le decine di migliaia di persone scese dai treni speciali e pullman si sono raccolti. A piazzale dei Partigiani e lungo il viale che conduce alla Piramide si sono date appuntamento le delegazioni di Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Sardegna. Migliaia le bandiere della Cgil, delle diverse categorie e delle Camere del lavoro. Si vedono gli striscioni della Fiom di Genova, dello Spi di Bologna, della Cgil di Piacenza e della Camera del lavoro di Torino. Quasi contemporaneamente parte il corteo dalla stazione Tiburtina, visto che il piazzale non riesce più a contenere i manifestanti. A piazzale delle Crociate si sono date appuntamento le delegazioni di Trentino, Friuli, Veneto, Umbria e Lombardia. Quest’ultima guida il corteo (uno dei cinque che raggiungeranno il Circo Massimo) con uno striscione di cento metri contro la violenza sulle donne, portato da lavoratori le lavoratrici italiani e migranti. Lo scenario è dominato da uno striscione di 100 metri sorretto da 300 persone, soprattutto lavoratori e lavoratrici immigrati, con un nastro bianco che è il simbolo internazionale della lotta contro la violenza maschile sulle donne.E si parte anche da Piazza della Repubblica, con i manifestanti in arrivo dalla stazione Termini. La Cgil di Siracusa espone uno striscione che dice: "Berlusconi cuoco, sta cucinando bene gli italiani". Davanti alla chiesa di Santa Maria degli Angeli si è radunato un folto gruppo della Fillea con un camion e molte bandiere. Presente anche l'Arci, con lo slogan "Lavoro, diritti e dignità" e un gruppo di Rifondazione comunista. Il loro striscione recita: "Loro la crisi, noi la soluzione".Il corteo partito da Piazza Ragusa arriva invece all'altezza delle Terme di Caracalla e si riunisce con il corteo proveniente da Piazzale dei Navigatori con lo striscione “Futuro sì, indietro no”. La Cgil Toscana apre lo spezzone con due grandi bandiere di 150 metri, “Prato non deve chiudere”, riferito a tutte le aziende in crisi. Altro stricione esprime un secco “NO al razzismo”. Presenti coordinamenti di immigrati dalla Puglia, dalla Basilicata. Alcuni slogan gridati dai lavoratori: “Siamo la Puglia che non si piega”, “Noi immigrati, cafoni del XXI secolo, “Una mattina mi son svegliato e ho trovato Berlusconi”.L'abbraccio tra Epifani e FranceschiniSi sono abbracciati il leader del Pd, Dario Franceschini, e il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Il quale poi ha stretto in un abbraccio anche Sergio Cofferati. Alla testa del corteo partito di Piazzale Partigiani ci sono poi il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e l’esponente del Pd Piero Fassino. Franceschini scandisce: "Il segretario del Partito democratico ha il dovere di stare a fianco dei lavoratori che chiedono il rispetto dei loro diritti, che hanno paura di perdere il posto di lavoro, di persone che pacificamente denunciano che con le loro pensioni non ce la fanno più a vivere". Ma – dice sempre il segretario - la posizione del Pd sull'accordo per la riforma del modello contrattuale non è cambiata. "Siamo per riconoscere la produttività – ha detto Franceschini - allargando la contrattazione di secondo livello, senza perdere le garanzie dei contratti nazionali. Poi, rispettiamo e rispetteremo sempre le diverse scelte dei sindacati, ma la direzione da seguire, per noi, dovrebbe essere questa".Storie dai corteiLa sua foto è stata il simbolo della manifestazione del 23 marzo 2002: padre e figlio insieme che chiedevano che i loro diritti non fossero toccati. L’Unità ha ripescato lo scatto di 7 anni fa per aprire il suo dossier sulla mobilitazione della Cgil. Oggi Giorgio, un tecnico dell’aeroporto di Fiumicino che si è salvato dal tracollo di Alitalia, è tornato al Circo Massimo. Ai microfoni di RadioArticolo1 ha spiegato perché: “Sono un condannato a morte. Il cartello che porto oggi dice proprio questo. Il fatto è che ogni giorno perdo un pezzo della mia libertà e dei miei diritti. L’altra volta eravamo tre milioni di persone e spero che anche oggi si sia riusciti a superare questo traguardo perché l’Italia di allora non è l’Italia di adesso: i problemi sono ancora più gravi e c’è molto da fare per i lavoratori dipendenti.” Giorgio guarda al futuro: al suo, ma ancora una volta a quello del figlio: “Il primo traguardo è finire gli studi, il secondo trovare un lavoro”Molti lavoratori del Bangladesh a Piazza della Repubblica. "Partecipiamo alla manifestazione per dire no alle politiche del governo contro la crisi - dice Mdmoair Hassain - guadagniamo 900 euro al mese e la Cgil è l'unico sindacato che aiuta gli immigrati".Al corteo di Piazza dei Navigatori si sono uniti anche un centinaio di immigrati africani in arrivo dalla provincia di Caserta: Sono quasi tutti irregolari, vengono dalla Nigeria, dal Senegal, dal Ghana. Portano uno striscione contro la camorra e il razzismo e chiedono di essere regolarizzati e di poter trovare un lavoro. Parlando con il cronista molti di loro dicono di essere qualificati professionalmente e di conoscere vari mestieri ma di incontrare difficoltà nella vita di tutti i giorni e nella ricerca di un lavoro proprio per la loro condizioni di immigrati clandestini.Al Circo Massimo, suona l'Inno di MameliDopo il concerto del gruppo aretino "La casa del vento" al Circo Massimo già colmo di manifestanti suonano l'Inno di Mameli e l'Inno alla Gioia. Così comincia la kermesse sul palco. Che vede avvicendarsi agli artisti Luis Bacalov e Shel Shapiro gli interventi di un operaio di Pomigliano in cassa integrazione, di un’insegnante precaria, di un lavoratore del Ghana, di una pensionata, di un medico siciliano e di Pierfrancesco Favino, che reduce dal Di Vittorio televisivo legge la lettera del figlio di un ex operaio Ilva. Quindi il comizio di Epifani, e poi a scaldare le mani e i cuori i Modena City Ramblers salgono sul palco. La canzone non può che essere “Bella ciao”. E c’è chi salta, chi batte le mani, e chi si commuove.


(Questo servizio è la sintesi di una webrcronaca iniziata alle 12 del 3 aprile e conclusasi alle 15 del 4 aprile, realizzata dalle redazioni di rassegna.it e Rassegna Sindacale, dagli uffici stampa della Cgil e dalla redazione di Cgil.it )